20 Set Le 7 più suggestive Gole e Forre delle Marche
Le 7 più suggestive Gole e Forre delle Marche
La perseveranza e la pazienza degli elementi naturali portano sempre a risultati straordinari. L’acqua, con la sua energia è in grado di modellare le coste, levigare la pietra, modificare pendii, creare complessi sistemi di grotte sotterranee e incidere le rocce fino a modellare intere valli, gole e strette forre. La suggestione che suscitano tali luoghi con i loro giochi di luce la possono raccontare solo coloro che hanno risalito il corso di quei fiumi e ruscelli. Il sonoro sciabordio dell’acqua è la base musicale che accompagna i passi dell’escursionista che si addentra in questi magici luoghi, spesso bui e umidi ma che regalano inestimabili scorci su cascate, imponenti pareti bianche, archi e grotte. Di seguito vogliamo presentarvi le gole delle Marche che non dovete assolutamente perdervi.
Gola del Furlo, il canyon delle Aquile
Nei pressi di Acqualagna (PU), alcuni km prima che il fiume Candigliano si getti nel fiume Metauro, del quale è il maggior affluente, il fiume attraversa e scava una profonda forra tra il Monte Paganuccio (976 m) e il Monte Pietralata (889 m) denominata Gola del Furlo. Qui nel 2001 nasce la Riserva naturale Statale Gola del Furlo, per tutelare l’omonima gola, i due rilievi che la tagliano, i valori paesaggistici e naturalistici dell’area tra cui la coppia di Aquila reale che è anche il simbolo della riserva. Il nome della gola deriva dalla parola latina Forulum che richiama proprio la galleria all’imbocco della gola ricavata nella roccia per realizzare la strada consolare Flaminia. Infatti, fin dal tempo degli Etruschi, qui si sviluppava la strada ritenuta fulcro per la viabilità tra il versante Tirrenico ed Adriatico ed esiste tuttora il piccolo traforo etrusco parallelo alla galleria romana ancora utilizzata.
L’antica Via Flaminia e la diga artificiale
Due secoli più tardi, nel 202 a.C., il console romano Caio Flaminio Lepido fece lastricare questa strada che collegava Rimini a Roma e le conferì il nome di Flaminia. Dall’alto Medioevo fino alla fine del 1700 la la Gola del Furlo fu tristemente nota per la presenza di briganti che non mancavano di fare razzia dei convogli che transitavano lungo la gola. Solo nel 1797 i francesi bonificarono la zona insediandovi un comando militare per controllare le scorribande dei banditi locali. Oggi nella Gola del Furlo le acque del fiume Candigliano scorrono placide fino ad incontrare la diga artificiale. Quest’ultima, costruita nel 1922, crea un invaso sulle cui sponde è facile incontrare il guizzante e rapido martin pescatore così come cormorani, garzette, aironi cenerini e bianchi maggiori in attività di pesca.
Gola dell’Infernaccio ed Eremo di San Leonardo
Nel settore marchigiano del Parco nazionale dei Monti Sibillini, in provincia di Fermo, ha la propria sorgente il fiume Tenna alle pendici di Monte Sibilla e Monte Bove. Qui è collocato Capotenna: i ruscelli che portano acqua al Tenna si incontrano fino a formarne la sorgente. Superate le piccole praterie di Capotenna si raggiunge una splendida faggeta e, percorsi circa tre km dal punto in cui ne viene identificata la sorgente, il fiume Tenna entra nella Gola dell’Infernaccio, che è una delle mete più apprezzate dei Sibillini.
Sinfonia di acqua e faggete accarezzate dal vento
Sul percorso si è costantemente accompagnati dallo scroscio dell’acqua e addentrandosi nella gola si aprono suggestivi scorci sul ruscello e sulle alte pareti che lo dominano. E’ possibile una deviazione sul sentiero che conduce all’Eremo di San Leonardo, antico santuario abbandonato già dalla fine del 1500 ma ricostruito pietra su pietra grazie all’opera di un caparbio frate, Pietro Lavini, recentemente scomparso, che dagli anni ’70 vi ha dedicato le proprie energie.
Gola del Fiastrone e Grotta dei Frati
A valle del Lago di Fiastra, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il fiume Fiastrone riprende il suo naturale corso dopo essere strato imbrigliato dall’imponente diga realizzata a fini idroelettrici. Qui si delinea la Gola del Fiastrone con le sue alte pareti, gorghi, cascatelle e grotte scavate nella roccia. Un percorso ad anello congiunge questa magnifica forra con le famose e suggestive Lame Rosse frutto dell’erosione di vento e acqua, e con la Grotta dei Frati affascinante grotta legata dell’eremitaggio dei frati Clareni, un’antica congregazione francescana “dissidente”.
Acque purissime e pareti verticali
Nonostante la gola sia quasi totalmente all’ombra, l’atmosfera risulta avvolta da una misteriosa magia scandita dal rumore dell’acqua ed è impossibile evitare di immergere piedi e ginocchia nell’acqua gelida, piacevole refrigerio durante le calde giornate estive. Purtroppo, attualmente la gola del Fiastrone non è percorribile per via dell’ordinanza comunale che ne vieta il transito a seguito del terremoto dell’Agosto 2016 e di precedenti alluvioni che ne hanno modificato la natura.
Gola dell’Infernaccio e Val d’Abisso
Nella zona più selvaggia del Monte Nerone si sviluppa una splendida forra rupestre che si origina a 1300 m sul versante nord del massiccio montuoso con il nome di Gola dell’Infernaccio e prosegue verso valle fino alle porte di Piobbico (PU) all’interno della Val d’Abisso. Questa, come tante gole, si è originata grazie ai fenomeni erosivi superficiali ma parte della sua formazione è ipotizzabile derivi dal crollo di un antico sistema di grotte carsiche generata dall’azione dell’acqua su rocce altamente permeabili e solubili come quelle calcaree del massiccio del Monte Nerone.
Grotte, forre ed abissi dal grande fascino
La complessità di questi fenomeni è oggi rappresentata da un articolato insieme di grotte, ghiaioni e insenature sulle quali si inerpicano contorti alberi di leccio. La gola è raggiungibile grazie al sentiero 1 del circuito escursionistico del Monte Nerone, che, partendo dalla Chiesa di Santa Maria Val d’Abisso, permette di raggiungere la vetta del Monte Nerone (o il rifugio Corsini per un pranzo rigenerante). Il sentiero, che attraversa più volte il torrente con salti d’acqua di 30-40 m e offre suggestivi scorci panoramici, presenta alcuni passaggi sconsigliati a chi soffre di vertigini ma davvero spettacolari per i camminatori più audaci.
Gola di Frasassi, a strapiombo sul fiume Sentino
Dall’energico scorrere del fiume Sentino, si origina la famosa Gola di Frasassi nel cuore delle Marche. Qui l’azione erosiva del fiume non lavora solo in superficie ma si addentra nelle viscere della terra formando lo splendido complesso carsico della Grotta del Vento. La gola è raggiungibile dalla strada che collega San Vittore delle Chiuse a Pianello e dal tracciato viario sono ben visibili le acque cristalline, gli archi di roccia, le grandi grotte e le imponenti pareti calcaree. Il fiume prosegue il suo percorso e, superato San Vittore delle Chiuse, si getta nel fiume Esino accompagnandolo nella sua corsa verso il mare. Qualche km a valle della confluenza tra Esino e Sentino, alle pendici del Monte Murano, si sviluppa un’altra splendida gola: la Gola della Rossa.
E la sua gemella, la Gola della Rossa
Quest’ultima è raggiungibile a piedi da Pontechiaradovo o dal sentiero dal quale si gode una suggestiva vista sulla gola che scende dall’abitato di Castelletta. Oltre a questi spettacolari fenomeni geologici, il parco vanta un’elevatissima biodiversità con 105 specie di uccelli nidificanti, 40 specie di mammiferi, 29 specie tra rettili e anfibi e oltre 1250 di specie vegetali tra le quali sono rappresentati piante e arbusti tipici della macchia mediterranea. Lo splendida natura dell’area si accompagna ai suggestivi borghi e castelli che, arroccati sui loro speroni di roccia, dominano le valli sottostanti. Uno di questi è il borgo di Pierosara, teatro dell’amore infelice di due giovani e sfortunati amanti, Piero e Sara che, secondo la leggenda, furono uccisi dalla spada di un castellano confinante innamoratosi dell’avvenente Sara.
Gola di Pioraco e Grotta dei Mostri
Subito a valle dell’abitato di Pioraco (MC) il fiume Potenza ha lentamente e meticolosamente escavato la roccia calcarea dando origine alla graziosa Gola di Pioraco. Dal borgo, famoso per le sue cartiere fin dal XIV secolo, parte il breve ma suggestivo Sentiero de Li Vurgacci che si snoda tra ponti di legno e passerelle ricalcando il corso del fiume tra cascate, gorghi e forre create da secoli di erosione. Ben presto si incontra la “Grotta dei Mostri”, curioso sistema di sculture create nel tenero travertino da un artista locale.
Ammirando il volo del Falco pellegrino
Proseguendo per il sentiero 220, in direzione della località Costa, si godrà di imperdibili vedute panoramiche sulla gola, stretta e scura, e sul borgo medievale che si appoggia sul fondovalle. La vegetazione mediterranea cresce rigogliosa su questo versante riparato ed esposto a sud e presenta interessanti esemplari di bosso, leccio, terebinto e fillirea. Il regale Falco pellegrino, sebbene talora disturbato dai frequentatori delle tante vie di arrampicata presenti sulle pareti della gola, non manca di fare udire il proprio acuto e ripetuto richiamo durante tutto l’anno.
Gola di Jana, al centro delle Marche
All’interno della Riserva naturale di Monte San Vicino e Monte Canfaito, a poca distanza dell’abitato di Braccano conosciuto per i suoi murales, si trova la sorgente dell’omonimo fosso di Braccano. Questo torrente, alcuni km a monte della sua confluenza nel fiume Esino, crea la Gola di Jana: una splendida sequenza di salti le cui acque si raccolgono in piccole pozze cristalline. Per raggiungere la gola si può percorrere il sentiero che da Braccano risale il corso del fosso costeggiandolo fino all’inizio della forra.
Alla ricerca di preziose felci nella Riserva Naturale del Monte San Vicino e Monte Canfaito
Qui è possibile osservare la delicata capelvenere o la vistosa lingua cervina, due specie di felci ben note e tradizionalmente utilizzate nella medicina popolare. Raggiunte le cascate è necessario tornare indietro e sarà possibile risalire verso l‘Abbazia di Santa Maria de Rotis per poter nuovamente accedere al letto del fiume più a monte. I sentieri della riserva conducono gli escursionisti più allenati al singolare Sasso Spaccato e ai “giganti secolari” di Monte Canfaito, tre (e più) imponenti faggi davvero spettacolari.