02 Mar Otto Marzo, Marche in Rosa: 5 figure femminili tra storia e magia
Otto Marzo, Marche in Rosa: 5 figure femminili tra storia e magia
Tra mito, arte e racconti popolari ecco 5 figure femminili che hanno lasciato traccia nella nostra Terra di Marca. Donne reali o create dalla fantasia popolare, celebrate da artisti e scrittori o il cui racconto è relegato ai borghi di origine. Le loro storie sono diventate l’anima stessa dei luoghi ai quali si sono legate, creandovi atmosfere di mistero e di magia. Enigmatiche, nobili ed eroiche sono lì a ricordare che la bellezza delle nostre Marche non può prescindere dalla forza interiore e dal fascino femminile. Un fascino capace di sfidare i secoli per portare fino a noi quella sensazione di sogno e di incanto che incontriamo nei paesaggi della nostra regione.
La leggenda di Polisia
Nella provincia di Ascoli Piceno è ancora viva la leggenda di Polisia, la figlia del prefetto romano Polimio che ebbe l’ardire di convertirsi al cristianesimo. Inseguita dai soldati inviati dal padre, trovò rifugio sul Monte dell’Ascensione svanendo per miracolo in una voragine. Tra gli anziani abitanti della zona, la leggenda vuole che percorrendo in silenzio i suggestivi sentieri del monte ascolano si riesca a sentire Polisia che lavora al suo telaio d’oro con accanto una chioccia e dei pulcini d’oro. Ancora oggi i devoti si recano ogni anno sul monte per venerarla ed esprimendo un desiderio gettano un sasso sul luogo in cui Polisia sparì.
(il Monte dell’Ascensione. Ph. Alessandro Galloppa)
Battista Sforza
Battista Sforza, pesarese, è nota come moglie del Duca Federico di Montefeltro ma fu donna che amava la cultura con spiccate doti governative tanto da amministrare con abilità Urbino quando il marito si trovava distante dalla città. E’ raffigurata e resa immortale nel celebre dittico di Piero della Francesca, uno dei più celebrati capolavori dell’arte rinascimentale. Nel quadro il suo portamento solenne si fonde in modo naturale con il paesaggio sullo sfondo, fedele rappresentazione del Montefeltro, terra a sua volta nobile per bellezza paesaggistica e ricchezza storico culturale. La veduta, in cui compaiono pinnacoli, creste rocciose e cime appuntite, decorate di castelli o torri merlate è stata recentemente riconosciuta nel distretto dei Monti Tausano, poco distante da San Leo.
La leggenda di Fillide
Amandola, splendido borgo ai piedi dei Monti Sibillini, conserva la leggenda di Fillide, figlia di Licurgo Re di Sparta. Questa, non vedendo tornare il suo promesso sposo Demofonte partito per la guerra di Troia, ricevette la falsa notizia che il suo sposo, innamorato di un’altra fanciulla, non sarebbe più tornato. Fillide scappò e giunse guidata dal suo dolore presso i Sibillini, e sul colle dove oggi sorge Amandola si tolse la vita. Il suo corpo si tramutò in un mandorlo, grande ma privo di foglie. Solo l’abbraccio di Demofonte che la ritrovò trasformata, riuscì a rendere l’albero ricco di gemme e di fiori. Da quel mandorlo antico ha preso il nome la città di Amandola.
La Regina dei Piceni di Sirolo
Tra le molte sepolture di epoca picena nell’area del promontorio del Conero, una delle più ricche è senza dubbio quella detta della Regina di Sirolo. Numerosi e pregiati gli oggetti rinvenuti, tutti a confermare l’importante ruolo che la donna aveva nella società picena: i resti di due carri (una biga e un calesse), una kline (letto) decorata in avorio ed ambra, vasi per simposi, strumenti domestici e oggetti personali. Si pensa siano appartenuti ad una importante donna picena, presumibilmente una regina o una sacerdotessa dedita a riti magici e di guarigione. Il nome di questa donna resta perso per sempre nelle nebbie del tempo.
La Maga Sibilla
E infine, come non ricordate la famosa Maga, fata incantatrice, profetessa, indovina Sibilla? Secondo le tante tradizioni che ne celebrano i poteri divinatori, vive in un mondo magico nelle viscere dei monti che da essa prendono il nome: i Monti Sibillini. Tante e suggestive le storie sulla sua figura e sulle fate sue ancelle: passate di bocca in bocca tra il popolo montano oppure narrate in opere letterarie come il “Guerrin Meschino“ (1430) di Andrea da Barberino, di grande successo e diffuso in tutta Europa o come “il Paradiso della Regina Sibilla” del provenzale Antoine de La Salle. Ancora oggi, calcando i sentieri che portano verso la grotta della Sibilla e sulla vetta, non si può fare a meno di volgere un pensiero a questa presenza arcana le cui origini affondano nei secoli remoti.