14 Lug Monte Catria, il “gibbo” consacrato da Dante
Monte Catria, il “gibbo” consacrato da Dante
Il massiccio del Monte Catria (1701 m.) è il rilievo più alto della provincia di Pesaro e del tratto appenninico che va dai Sibillini alle montagne del bolognese. Una montagna definita “un atlante geologico” che racconta l’intero arco temporale di formazione dell’Appennino centrale e da cui nascono i fiumi Cesano, Artino, Bevano, Cinisco.
Il suo nome deriverebbe dal latino “Cathedra” ovvero “cattedra” intesa come seggiola più alta, per via della forma concava della “sella” che si trova tra le due vette del comprensorio, Monte Acuto e Monte Catria appunto. La presenza della Strada Consolare Flaminia, che si snoda alle sue pendici, è testimonianza del fatto che questa montagna fosse un riferimento geografico per i viaggiatori. La Gola del Burano, che costituisce il confine nord del Monte Catria, appariva come la migliore via di collegamento della costa Adriatica con Roma, come evidenziato dal Ponte Grosso a due arcate risalente al I secolo a.C. situato proprio ai piedi del massiccio.
Ma il Catria gode di un posto d’onore anche in letteratura. Dante cita il monte nel Canto XXI del Paradiso della Divina Commedia:
«Tra ‘ due liti d’Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto che ‘ troni assai suonan più bassi,
e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria».
il Monastero di Fonte Avellana
Di particolare rilevanza sia spirituale, sia naturale è il Monastero di Fonte Avellana, al tempo un eremo abitato da una congregazione indipendente di monaci chiamati “Avellaniti”. Secondo la testimonianza degli Annales Camaldulenses, nel 1318 il Poeta Dante sarebbe stato in visita a Gubbio e ospite del monastero. Esso sorge a 700 s.l.m. in una meravigliosa conca tra balze rocciose e folte faggete. Il nome “Fonte Avellana” prende origine dalla sorgente dell’acqua e dai boschi di nocciolo (le avellane) di cui è circondato.
Lo sviluppo di Fonte Avellana iniziò con San Pier Damiani, figura chiave del monachesimo occidentale che visse e operò nell’XI secolo e al cui operato si deve non solo il nucleo originario della costruzione, ma anche l’impronta spirituale, culturale e organizzativa che resero l’eremo un centro d’attrazione e di diffusione della vita monastica. I monasteri in epoca medievale furono non solo centri di potere politico e spirituale ma anche scientifico: l’Hortus simplicium è lo spazio in cui curare con i “semplici”, cioè quelle erbe officinali da cui trarre i principi attivi offerti dalla natura. L’orto dei monasteri è un luogo protetto e privilegiato in cui coltivare e studiare nel silenzio e nella quiete totale le piante utili al sostentamento e alla salute dell’intera comunità.
Territorio e vegetazione
Morfologicamente il territorio del Catria rappresenta la sintesi tra le forme umbre e marchigiane: gole e sinclinali in una particolare tramatura ortogonale. I suoli sono prevalentemente calcarei e cercando tra le pietraie è possibile trovare fossili (ammoniti, a forma di spirale) di organismi marini. Le sue rocce, di origine sedimentaria, si formarono sotto il livello del mare per deposizione di coralli, molluschi, alghe e plancton che ne popolavano i bassi fondali a partire da 200 milioni di anni fa, quando sulle terre emerse iniziava il dominio dei dinosauri.
Dal punto di vista naturalistico emergono aspetti interessanti e una notevole multiformità ambientale: numerose le tipologie di bosco, alcuni dei quali ad alto fusto: dalla Faggete delle Cupaie e della Moccicchiosa alle Balze della Porta. Quest’ultima si trova eccezionalmente a bassa quota. Vi sono inoltre pareti rocciose di grande estensione come la Balza dell’Aquila in cui vi nidifica una coppia del grande rapace, la Costa del Corno o le Balze della Porta a cui si intervallano profonde gole. Affilati profili rocciosi salgono verso la parte sommitale della montagna che si presenta ricoperta di prati.
Fauna: Lupo, Aquila reale e Coturnice
Tra gli animali di maggior interesse naturalistico c’è il Lupo, presente in poche unità e non pericoloso per l’uomo: il suo ruolo ecologico è fondamentale. E’ presente inoltre una piccola popolazione di Mufloni, qui introdotti ormai da tempo: si tratta di una tozza pecora selvatica, con zampe corte e corna spiralate, originaria di Corsica e Sardegna. Va segnalata la presenza del Rondone alpino e del Gracchio corallino, un elegante corvide con becco e zampe rosse (entrambi tipici di zone rupestri), e della rara Coturnice, un galliforme di montagna esclusivo di ambienti prativo-rocciosi che vive in nuclei sociali detti “brigate”. Tra gli ungulati, oltre ai numerosi caprioli e cinghiali, è presente il daino il cui maschio porta vistose corna palmate simili al cervo, localmente estintosi a causa dell’uomo.
Sul territorio spicca inoltre il Bosco di Tecchie con una ricca varietà faunistica e floreale. A breve distanza anche il Monte della Strega (1278 m s.l.m.) sulla cui vetta si trova una caratteristica croce di metallo.
Enogastronomia e Attività
Tra le specialità gastronomiche segnaliamo: il buonissimo pane di Chiaserna che fa di Cantiano una della “Città del Pane” italiane; la carne equina; il tartufo del Balbano, che qui trova il suo miglior habitat naturale. Tra le bevande da segnalare la visciola di Cantiano che nasce dalle locali ciliege selvatiche e la birra artigianale del Catria.
Il Monte Catria è meta ideale per la pratica di escursioni in MTB e a piedi, trekking naturalistici, trekking acquatici, passeggiate a cavallo e ciaspolate nei mesi invernali.