Monte Nerone, regno di grotte, forre ed abissi

Monte Nerone, regno di grotte, forre ed abissi

Monte Nerone, regno di grotte, forre ed abissi

Ci troviamo nella parte più settentrionale della Dorsale Umbro- Marchigiana, a poca distanza con l’Umbria dal valico di Bocca Serriola. Dall’alto dei suoi 1525 m., il Monte Nerone è per altezza la seconda montagna dell’Appennino pesarese, ma è forse la prima per bellezza e varietà di ambienti. Oltre alla vetta principale ne comprende alcune minori come il Monte del Pantano (1427m), la Montagnola (1486m) e il Cimaio (1227 m), visibili procedendo dalla cima principale in direzione sud. Il territorio fa parte della Rete Natura 2000 (istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”) per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora.  E’ compreso inoltre nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS-IT5310030) “Monte Nerone e Monti di Montiego” e nei Siti di Interesse Comunitario (SIC).

Origini e cenni storici

La sua origine è incerta ed esistono diverse ipotesi e leggende. Alcuni abitanti ricordano che fu battezzato in questo modo quando, in seguito ad un forte terremoto, uscirono delle fumate nere dal Fosso dell’Infernaccio. Senza dubbio l’ipotesi più suggestiva è quella che vuole l’origine del nome legata al console romano Claudio Nerone che qui avrebbe radunato le sue legioni prima della famosa Battaglia del Metauro (anno 207 a.C.) in cui sconfisse i cartaginesi. Un’ipotesi più verosimile lega il nome di questo monte al ritrovamento di una statuetta del dio Marte, avvenuto durante i lavori di costruzione del centro trasmissione RAI sulla vetta. Secondo gli studi che sono stati fatti, questo luogo sarebbe stato consacrato al culto di “Mars Nero”, da cui avrebbe tratto origine il nome della montagna. “Nero” nella lingua dei popoli umbri, significherebbe valoroso, sanguinario.

Dal Neolitico al Rinascimento

Il Monte Nerone è interessante anche per le sue testimonianze storiche e architettoniche. Le prime presenze umane di questi luoghi infatti risalgono al tardo neolitico (circa 5000 anni fa) cui seguirono insediamenti piceni, etruschi e romani. Dall’VIII secolo d.C. cominciarono a comparire i primi monasteri e dopo l’anno Mille, con l’avvento al potere delle famiglie nobili, si costruirono fortilizi, torri e castelli le cui vestigia sono visibili ancora oggi ed offrono una testimonianza di antiche faide tra potenti famiglie e dello splendore delle corti rinascimentali.

Tra questi, arroccato sulla collina Monte della Croce (551 m s.l.m.), si erge il Castello dei Pecorari dai cui suggestivi ruderi si gode di una spettacolare vista sull’affascinante valle del fiume Candigliano. Il suo nome deriva da una famiglia locale, i Pecorari appunto, ma passò sotto il dominio dei Brancaleoni prima e degli Ubaldini in seguito, le due famiglie che hanno segnato il dominio delle vallate tra Piobbico e Apecchio. Poco distante e raggiungibile tramite un ripido sentiero, troviamo il Castello dei Mondelacasa, prima residenza dei Brancaleoni, i potenti signori di Piobbico, i cui ruderi detti “Muracci“ si ergono a dominare l’abitato di Piobbico e la selvaggia Gola dell’Infernaccio. E ancora meritano un’escursione i ruderi del Castello della Carda (la “Cardaccia”) dei vicini e rivali Conti Ubaldini di Apecchio e il poco distante crinale del Monte Cardamagna (962 m s.l.m.).

Territorio: Grotte, “Buche” ed Abissi

Oltre ai boschi che ne cingono le pendici, a profonde e suggestive gole incise dall’acqua- le forre-, ai prativi sorvolati dall’Aquila reale che in primavera-estate si esaltano coi colori di crochi, narcisi e orchidee, il Monte Nerone ha una grande ricchezza al suo interno. Numerose sono le grotte di natura carsica, fenomeno che prende il nome dal “Carso”, la zona alpina friulana alle spalle di Trieste, in cui sono molto abbondanti.

Tra le più importanti ed interessanti la Buca delle Tassare, la più profonda delle Marche; la Buca grande o Buca della Neve, un inghiottitoio a pozzo di 40 m frutto dei fenomeni carsici che veicolano le acque verso misteriosi reticoli sotterranei e la grotta degli Orsi che prende il nome dalla grande concentrazione di scheletri ed ossa di Orso delle caverne qui ritrovati. E ancora troviamo la grotta del Drago così chiamata, poiché durante l’inverno dalla sua piccola apertura esce un getto di vapore che ricorda lo sbuffo di un drago. Altrettanto suggestive sono la grotta dei Cinque Laghi che presenta numerosi laghi sotterranei e la grotta dei Prosciutti, un nome che deriva dalle grandi stalattiti sospese alla sua volta che ricordano tanti prosciutti appesi a stagionare.e

Le tante cascate e l’Arco di Pieia

Di grande interesse sulle pendici meridionali del Nerone, a poca distanza dal paese di Pieia, è la presenza di un singolare arco di roccia che domina un’enorme voragine a forma di campana: si tratta dell’arco di Fondarca, un fenomeno di “carsismo di crollo”. Migliaia di anni fa l’intero complesso era una grotta nelle viscere della montagna alla quale poi è crollata la volta superiore in seguito a fenomeni erosivi e sismici. Come capita in ogni massiccio calcareo permeabile all’acqua i torrenti sono poco visibili, ma durante la stagione umida animano le strette gole con alte cascate tra le quali ricordiamo quelle del Rio Vitoschio, del Fosso della Cornacchia, di Pian dell’Acqua e del Fosso Pisciarello.

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Da segnalare il Fosso di Monte Nerone che si origina a quota 1300 m e che nella parte alta attraversa l’imponente forra della Valle dell’Infernaccio, lungo i cui versanti si trovano rocce a picco, cascatelle e uno splendido arco di roccia detto Foro della Madonna o Balza Forata, nel paradiso naturale chiamato Val d’Abisso. Una leggenda narra che l’immagine della Vergine volando sopra il Monte Nerone per superare questa roccia sporgente l’avrebbe perforata con una paglia fino a spingersi al santuario di Santa Maria in Val d’Abisso e passando indenne tra pietre e tizzoni ardenti lanciati da pastori e carbonai, impauriti e ignari della natura divina dell’apparizione.

Flora e fauna di grande interesse

Come già anticipato la zona floristica è protetta: troviamo piante rupicole rare, una tra tutte il Crespino (Berberis vulgaris); il brugo (Calluna vulgaris), ericacea a fiorellini rosa tipica delle fredde distese prative nordeuropee. Quest’area rappresenta, inoltre, il limite meridionale di distribuzione dell’arbusto. Le parti alte della montagna sono un alternarsi di prati-pascolo e boschi di faggio, spesso con alberi “a bandiera”, cioè contorti e piegati dalla violenza dei venti. Ambienti estremi e rigidi, ma luoghi ideali per la fauna: nidificante è una coppia di Aquila reale e rapaci diurni e notturni, tutti pronti a cacciare nelle radure, così come un piccolo branco di lupi alla ricerca dei tanti caprioli, cinghiali e di numerosi piccoli mammiferi e uccelli che caratterizzano gli ecosistemi del Monte Nerone.

Tra le specie di grande interesse naturalistico del massiccio troviamo la curiosa Coturnice (Alectoris graeca), una sorta di piccolo fagiano di montagna che forma piccoli nuclei detti “brigate” per resistere ai duri periodi invernali: l’unione fa la forza! Elementi interessanti sono inoltre gli anfibi come la Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata Savi) e l’ancor più rara Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) rinvenibili in boschi umidi solcati da corsi d’acqua. Da segnalare anche il Geotritone italico (Speleomantes italicus), autentico fossile vivente, localizzato nell’Appennino centro-settentrionale: il suo habitat sono le grotte umide e talvolta il sottobosco.

Enogastronomia

I prodotti tipici di questa zona provengono dal bosco e dalla montagna. Principalmente troviamo funghi, pregiati tartufi e cacciagione. Per gli amanti della birra, la città di Apecchio ospita ben tre importanti birrifici che utilizzano l’ottima acqua delle sorgenti del massiccio e ormai rappresenta un punto di riferimento a livello internazionale. Un modo perfetto per concludere un viaggio tra i colori e i sapori di questa terra.

Attività

Il Monte Nerone offre un ambiente ideale per svariati sport: trekking, Mountain Bike, ciclismo ed equitazione lungo i tanti sentieri segnalati; arrampicata o torrentismo sulle vie già armate; deltaplano e parapendio dalla sommità, speleologia nelle molte grotte note. In inverno il rifugio Corsini è meta di sciatori e amanti di snowboard e ciaspolate.