Nel Regno delle Fate: i 6 Boschi più affascinanti delle Marche

Nel Regno delle Fate: i 6 Boschi più affascinanti delle Marche

Nel Regno delle Fate: i 6 Boschi più affascinanti delle Marche

I boschi, da sempre luoghi nei quali perdersi per ritrovare se stessi, fonti d’ispirazione per artisti e poeti, teatro di favole che stimolano la fantasia di grandi e piccini. Ma quali sono i boschi più incantevoli delle Marche e dove incontrarli?

Essenza del bosco d’autunno. Ph. Andrea Piccirilli

Macchia mediterranea ovvero l’arte di preservare l’accqua

Il Conero, scenografico promontorio proteso sul Mare Adriatico conserva sul suo fianco meridionale una rigogliosa macchia mediterranea. Leccio, Orniello e splendidi esemplari di Corbezzolo sono l’orgoglio di questo versante assolato che cela altre sorprese: come le antichissime incisioni rupestri, e le cave romane il cui materiale estratto è stato utilizzato per la costruzione del duomo della vicina Ancona. Il visitatore fortunato, durante una delle passeggiate sugli splendidi sentieri della Riserva, potrà imbattersi nella Charaxes jasius: una rara e meravigliosa farfalla detta anche Ninfa del Corbezzolo che ha trovato nel Conero un habitat favorevole.

I frutti del Corbezzolo, abbondante e saporita presenza nel Parco Naturale del Conero

Cerreta, fresco e umido bosco di querce

E continuiamo il nostro excursus sulle formazioni forestali con la cerreta del Sasso Simone e Simoncello che occupa l’area tra il Passo della Cantoniera e questi due suggestivi monumenti di roccia. Il cerro (Quercus cerris) è una quercia che predilige suoli acidi riconoscibile dalla ghianda rivestita da una cupola dotata di riccioli. La cerreta del Sasso Simone e Simoncello pur non presentando molti esemplari vetusti è una delle cerrete più estese d’Europa ed è il punto forte del tracciato che ci permette di raggiungere la sommità del Sasso Simone, in cui si trovava la famosa Città del Sole, ambizioso progetto (fallito) di Cosimo I de’ Medici che risale alla metà del 1500…

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Il faggio secolare ai piedi del Sasso Simone. Ph. Wilson Santinelli

Castagneto, generoso e pieno di vita

Ci troviamo nell’Appennino Perduto, un’area che deve il suo nome alla posizione, tra i ben più noti Monti della Laga e Monti Sibillini. Sulle splendide formazioni di gradoni di arenaria sorgono arroccati suggestivi borghi oggi quasi del tutto spopolati in cui la popolazione ha fatto della coltivazione del castagno una rilevante fonte di reddito. I castagneti dell’Appennino Perduto sono gli ultimi sopravvissuti di quel tempo, ancora presenti con imponenti esemplari secolari sui sentieri di queste valli da riscoprire.

Raccolta dei preziosi frutti nel castagneto. Ph. Michela Ricci

 

Bosco misto. Presso il meraviglioso complesso monastico dell’Abbadia di Fiastra si può ammirare la Selva, bosco ben conservato grazie alla cura che ne ebbero prima i monaci cistercensi e la famiglia Bandini nei secoli a seguire. Durante le facile passeggiate sui sentieri della riserva, si potranno ammirare oltre a roverelle e carpini anche splendidi esemplari di cerro: piante alte e maestose. I cerri della Selva erano apprezzati dalla Marina Inglese che nei secoli passati giungeva fin qui per scegliere i prescelti che sarebbero divenuti gli alberi di maestra delle imbarcazioni reali.

Bosco misto con faggi, aceri, ornielli, querce. Ph. Andrea Piccirilli

Abetina, il bosco “gotico”: oscuro e meditativo

Nel comune di Borgo Pace, a pochi passi dal confine tra Marche, Toscana e Umbria si trova l’ultima abetina della regione. Ci troviamo nella Massa Trabaria, antico distretto forestale sotto il diretto controllo papale, nota per le trabes di Abete bianco che da qui venivano trasportate fino alle basiliche romane tramite fluitazione sul vicino fiume Tevere. Oggi area floristica protetta, l’abetina occupa un’estensione di circa 20 ha e rappresenta l’ultimo bosco relitto delle abetine che fino all’anno 1.000 ricoprivano larga parte della dorsale spartiacque tra i fiumi Metauro e Tevere.

Abetina di Fonte Abeti - Passo di Bocca Trabaria

Abetina di Fonte Abeti – Passo di Bocca Trabaria

Faggeta, nel regno ombroso e soffice del Faggio

Cinque ore di cammino sono necessarie per completare l’escursione ad anello nella Valle dell’Ambro, in cui scorre l’omonimo torrente che dà anche il nome al frequentato Santuario nel cuore dei Monti Sibillini. I veri protagonisti di quest’area sono gli esemplari centenari di faggio e alcuni splendidi esemplari di tasso (Taxus baccata), e non è raro incontrare tra la vegetazione i ruderi di antichi ripari frequentati dai carbonai.

Giochi d’ombre nella Faggeta di Bocca della Valle – Monte Catria. Ph. Wilson Santinelli

Il faggio (Fagus sylvatica) è il vero principe dei nostri boschi montani, può raggiungere i 40 m di altezza ed è molto comune a partire dagli 800-900 m di quota. Boschi di faggio molto interessanti si ritrovano nel Parco di Tecchie, in comune di Cantiano, presso la faggeta delle Cupaie del Monte Catria e sul Monte Carpegna, a poco distanza dall’Eremo della Madonna del Faggio nella faggeta di Pianacquadio. Esemplari pluricentenari davvero spettacolari si possono incontrare infine, sul Monte Canfaito all’interno dell’omonima riserva regionale.

Pietro Spadoni