Valmarecchia, sinfonia di rocche e crinali

Valmarecchia, sinfonia di rocche e crinali

Valmarecchia, sinfonia di rocche e crinali


Il Fiume Marecchia nasce dal Monte Zucca (m 1258) – rilievo che rientra nella parte più marginale e settentrionale della catena dell’Alpe della Luna – e confluisce, dopo un percorso di circa 90 Km in Adriatico in due rami di cui uno è il porto-canale di Rimini. Il Marecchia può essere considerato più un grosso torrente che un vero fiume: le variazioni di portata, infatti, sono notevoli a seconda della stagione: piene violente in autunno e vere e proprie secche in estate. Tuttavia, una caratteristica geologica del fiume Marecchia è quella di avere una notevole portata d’acqua sotto il substrato del suo letto di scorrimento. Le acque sotterranee escono distanti dalla fascia costiera e di conseguenza in mare si formano curiose “polle” di acqua dolce.

Territorio, flora e fauna

La valle del Marecchia si caratterizza per le sue “penne“, scarpate rocciose fortemente modellate dagli agenti atmosferici. Rupi calcarenitiche, gessi con carsismo superficiale e profondo e ghiaie del Marecchia caratterizzano un’area collinare con piane e sbalzi, calanchi, picchi rocciosi e morbide ondulazioni estensivamente coltivate, il tutto con influenze mediterranee anche spinte. Sono presenti lembi di Leccio (Quercus ilex) e foresta mediterranea sempreverde composta da piante a portamento arboreo come la Ginestrella comune (Osyris alba) e il Terebinto (Pistacia terebinthuse). All’opposto, nelle stazioni fresche troviamo anche qualche faggio (Fagus Sylvatica). Da ricordare anche la presenza di altre specie come Giglio martagone (Lilium martagone) e Doronico (Doronicum).

Di particolare rilievo faunistico, inoltre, la nidificazione di rapaci diurni come il Nibbio (Milvus milvus), estremamente localizzato in Regione, e del Pecchiaiolo (Pernis apivorus). La varietà degli ambienti favorisce, tra le specie migratrici, gli Irundinidi (Hirundinidae), il Passero solitario (Monticola solitarius) e l’Upupa (Upupa epops).  I mammiferi, oltre al chirottero Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) e maggiore (R. ferrumequinum) di interesse comunitario, contano il vespertilio d’acqua (Myotis daubentoni) e l’Istrice (Hystrix cristata).

Cenni storici e preziosi borghi

Le formazioni marnose lasciano qui spazio all’argilla scagliosa da cui emergono rocce alte e affilate formate soprattutto da massi calcarei. Questa conformazione ha permesso nel Medioevo lo sviluppo dei principali nuclei abitativi su costoni di roccia sospesi presenti in tutta la valle. Le sporgenze di San Leo, San Marino, Montebello e Torriana sono i frammenti di una grande lastra calcarea che quando la penisola non era ancora emersa presero forma a nord tra Liguria e Toscana per traslare nel corso di milioni di anni per scivolamento su letti di argille.

Storicamente la Valmarecchia fu terra contesa tra le due grandi famiglie dei Montefeltro e Malatesta e rappresenta tutt’oggi una delle aree più importanti dell’entroterra appenninico emiliano-romagnolo fino ad arrivare ai confini della Toscana e delle Marche.  Vanta un patrimonio monumentale e d’arte tra i più singolari d’Italia, ricca come poche aree italiane di mirabili fortezze, di borghi con mura e torri, di splendide chiese e di piccole e grandi storie.

Tra le località più rilevanti ricordiamo Pennabilli. In epoca passata era divisa nei castelli di Penna e di Billi che costituirono due comunità distinte per molti anni, finché, nel 1350 divenuti liberi comuni per volontà popolare decisero di fondersi. San Leo, città d’arte, da sempre capitale storica del ducato di Montefeltro e prigione di Felice Orsini. Altri borghi da ricordare: Talamello, Novafeltria e Santarcangelo di Romagna e tanti luoghi d’interesse storico ed archeologico. Tra questi, le torri di segnalazione di epoca romana, che sorgevano a distanza visiva ed alcune ancora presenti, specie su alture isolate. Tra Pennabilli e Casteldelci nell’alta Valmarecchia si trovano i famosi “Luoghi dell’Anima”, installazioni, opere e musei all’aperto frutto della fantasia e dell’estro di Tonino Guerra.

Enogastronomia

Tra le specialità della vallata segnaliamo il fungo prugnolo di Pennabilli, fungo prativo presente sull’appennino del centro Italia; il Mandolino del Montefeltro, un prosciutto di spalla tipico della zona di Novafeltria; il Raviggiolo di Casteldelci, tipico formaggio di latte vaccino di produzione familiare; il pane e la focaccia di Maiolo, gustosa e saporita. Tra i vini spiccano il rinomato Sangiovese ed il Trebbiano di Romagna.